Per organizzare la gita di Parma e al castello di Torrechiara gli amici della classe 1956 hanno messo in campo il meglio. Ci vuole organizzazione, compiere un sopralluogo dei luoghi da visitare e del ristorante e vanno aggiunti un pizzico di fortuna e bel tempo che non sono mancati.
C’era molto da visitare in questa città dal cuore medievale e dai monumenti e palazzi rinascimentali che riportano allo splendore dei Farnese e del loro ducato. Uno scrigno di arte e fede che culmina in quella piazza, tra le più belle d’Italia, dove la cattedrale dedicata all’Assunta condivide l’affaccio con il battistero dell’Antelami. La cattedrale, dalla facciata romanica medioevale, al suo interno svela un’architettura ed una pittura rinascimentale. Se la Deposizione di Cristo, un altorilievo dello scultore Benedetto Antelami, ci entusiasta, la cupola affrescata del Correggio ci dona stupore e ci induce al raccoglimento. Entrare poi nel battistero e ammirare l’immensa opera del grande maestro Antelami non ha prezzo e non ci sono parole. Parma ha molto da offrire e il visitatore non si stanca mai. Così abbiamo fatto. Una guida, Silvia, che non era un cicerone, ma un pozzo di scienza, di storia, di cultura, dove qualsiasi domanda trovava la risposta, ha fatto il resto. Piazza Garibaldi sede del Comune e di altri palazzi di stili ed epoche differenti, il teatro regio e passo dopo passo si è girato il centro della città. Partenza per Torrechiara destinazione un ristorante tipico parmigiano. Abbiamo pranzato all’aperto e in serena compagnia. È eseguita la visita al castello di Torrechiara, maniero quattrocentesco voluto dal conte Pier Maria de’ Rossi, signore legato ai Visconti di Milano. Una guida del posto ci ha illustrato ogni particolare della fortezza e raccontato che il luogo fu il nido d’amore tra il conte e l’amante Bianca Pellegrini che, come in ogni favola che si rispetti, vissero felici e contenti.
“Cari amici coscritti, trascorse già più di ventiquattro ore, ognuno ormai rientrato nella propria routine quotidiana, archiviata anche questa gita sociale, cosa ci siamo portati a casa da Parma? C’era qualcuno che era partito con l’idea di potersi rifornire di cosciotti di crudo e spicchi di parmigiano, qualcun’altro che sperava di godersi una giornata tra relax, amenità e lambruschi vari, altri ancora che, animati da sentimenti più “nobili”, cercavano soddisfazioni di carattere artistico e culturale, e c’era anche chi, più sommessamente, desiderava solo una giornata in compagnia di vecchie amicizie. È stata senza dubbio una giornata piena e intensa. Ciascuno trarrà il consuntivo che più gli aggrada, con la speranza che comunque tutti ne abbiano avuto una qualche soddisfazione (eccezion fatta per crudo e parmigiano di cui, è vero, non abbiamo avuto modo di poterci rifornire ma che, almeno, abbiamo potuto un poco goderci a tavola).
Una cosa, però, io credo, abbia rappresentato la cifra della giornata un po’ per tutti, mi è parso di coglierlo nelle espressioni e nei commenti che ho ascoltato qua e là a fine gita, ed è un sentimento, un sentimento di stupore. Stupore per le bellezze che abbiamo potuto ammirare e per le parole significative (tantissime) che abbiamo potuto ascoltare, stupore per la dolcezza dei paesaggi e per la cordialità che abbiamo riscontrato in chi ci ha accompagnato. Ma, io dico, lo stupore si prova quando si fa un incontro, quando si incontra qualcuno. Ecco, penso che la nostra gita a Parma possa essere riassunta nella parola “incontro”. Ho davvero avuto la percezione che non ci siamo limitati a “visitare” un luogo ma, abbiamo avuto modo di fare un “incontro”. Attraverso le opere e i monumenti che ci sono stati illustrati abbiamo incontrato una storia, antica e più recente, abbiamo incontrato tradizioni, aneddoti, costumi, abbiamo incontrato vicende politiche, culturali, artistiche, abbiamo potuto davvero incontrare uno spaccato di umanità “viva”, presente. Questa è la sensazione che io, ma, credo tutti, ci siamo portati a casa.
È sempre bello quando si può incontrare qualcuno. Perché nell’incontro c’è sempre in qualche modo di mezzo la vita, e la vita è sempre interessante.
Noi, per parte nostra, abbiamo sostenuto l’impegno e certo anche la fatica di seguire i tempi e le indicazioni impartite, ci siamo accompagnati cercando anche di sostenerci vicendevolmente, ci siamo guardati con simpatia anche con chi si conosce di meno, disponibili a mantenere vivo (nei limiti del possibile) sempre un clima di cordialità, ci siamo sentiti concordi, abbiamo vissuto una esperienza di unità. È anche grazie a questo che tutti abbiamo potuto provare lo stupore di un incontro.
Con un sentimento di profonda gratitudine, non mi resta che salutarvi tutti, augurandoci … alla prossima!”